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2.3 AUTOVALORI REALI

Sommario Il calcolo dell'esponenziale di matrice può essere eseguito in un diverso sistema di riferimento. Se il nuovo riferimento è costruito mediante gli autovettori della matrice data, il calcolo è più semplice; per una matrice diagonalizzabile (in campo reale) ci si riduce a calcolare l'esponenziale di una matrice diagonale.

Cambiamenti di coordinate

Supponiamo di sottoporre il sistema dinamico lineare $\dot X =AX$ ad un cambiamento di coordinate lineare:

\begin{displaymath}
Y=B\,X\hspace{5mm},\hspace{5mm}con\ B \ \mbox{matrice di tipo}\ n\times n.\end{displaymath}

Si suppone che la matrice $B$ sia invertibile, $det\, B\neq 0$. Allora l'equazione differenziale si trasforma in questo modo:

\begin{displaymath}\dot Y = B\, \dot X = B\, A\, X = B\, A\, B^{-1}\, Y = C\, Y\end{displaymath}

cioè è ancora un sistema dinamico lineare, la cui matrice $C=BAB^{-1}$ è ottenuta per coniugio da $A$. Perciò la soluzione del sistema trasformato in funzione della condizione iniziale $Y(0)=Y_0$ sarà espressa mediante l'esponenziale di matrice:

\begin{displaymath}
Y(t)=\exp(Ct)\, Y_0\hspace{5mm},\hspace{5mm}Y_0=B\, X_0\ \ ;\end{displaymath}

la relazione tra le soluzioni delle due equazioni per $X$ e per $Y$ è data da:

\begin{displaymath}
X(t)=B^{-1}\, Y(t)=B^{-1}\exp(Ct)\, Y_0=B^{-1}\exp(Ct)\,B\,X_0\ \ .\end{displaymath}

Per convincersi che la soluzione è la stessa, basta considerare che

\begin{displaymath}
\left(BAB^{-1}\right)^i=B\,A^i\,B^{-1}\end{displaymath}

e quindi

\begin{displaymath}\exp(Ct)=\exp\left(BAB^{-1}t\right)=\sum_{i=0}^\infty
\frac{\...
...!}= \sum_{i=0}^\infty
B\frac{A^it^i}{i!}B^{-1}=B\exp(At)B^{-1}
\end{displaymath}

dove l'ultimo passaggio è lecito perché la moltiplicazione di matrici è un'operazione continua e la serie esponenziale è convergente.

Si noti che le matrici che esprimono i flussi integrali sono pure coniugate, ed il coniugio è eseguito con la stessa matrice $B$ del cambiamento di coordinate.

Si può quindi sempre studiare il sistema dinamico lineare $\dot X =AX$ in un qualunque sistema di riferimento; la matrice $A$ si trasforma come la matrice di una trasformazione dello spazio ambiente ${\bf R}^n$ in sé, cioè per coniugio con la matrice che esprime il cambiamento di coordinate. Perciò ha senso cercare un sistema di coordinate in cui la trasformazione definita da $A$ abbia una forma semplice, risolvere il sistema dinamico lineare in quel sistema di coordinate, e poi ritornare al sistema originale usando la trasformazione inversa.

Esercizio Trovare il cambiamento di coordinate lineare che cambia

\begin{displaymath}
A= \left[\begin{array}{cc}{0}&{1}\\
{1}&{0}\end{array}\ri...
...\left[\begin{array}{cc}{1}&{0}\\
{0}&{-1}\end{array}\right]
\end{displaymath}

(Soluzione)

Diagonalizzazione

Poiché le proprietà geometriche (a meno di trasformazioni lineari di coordinate) dei sistemi dinamici lineari dipendono solo dalla classe di equivalenza della matrice $A$ a meno di coniugio, è logico cercare di utilizzare le quantità che sono invarianti per coniugio, come gli autovalori; si utilizzeranno quindi le nozioni di base della sezione A.1.


Definizione:


In questo caso la matrice $A$ è equivalente per coniugio ad una matrice diagonale:

\begin{displaymath}
B\, A \,B^{-1}=D=diag\,[\lambda_1, \lambda_2, \ldots, \lambda_n]\;,
\end{displaymath}

con sulla diagonale principale gli autovalori $\lambda_i,\;
i=1,n$. Infatti:

\begin{displaymath}
A\, V_i=\lambda_i V_i\hspace{5mm},\hspace{5mm}i=1,\ldots, n
\end{displaymath}

per definizione di autovalore $\lambda_i$ ed autovettore $V_i$; mettendo insieme le equazioni precedenti in forma matriciale, se $V$ è la matrice quadrata con colonne $V_i$, che è invertibile perchè i $V_i$ sono linearmente indipendenti:

\begin{displaymath}
AV=VD\Longleftrightarrow V^{-1}\,A\,V=D
\end{displaymath}

quindi l'applicazione, che nella base canonica è espressa dalla matrice $A$, nella base $\{V_i\}$ è espressa dalla matrice diagonale $D$. La matrice $B$ che esprime il cambiamento di coordinate $Y=BX$ è $B=V^{-1}$.

Se gli autovalori sono tutti reali e distinti allora la matrice è diagonalizzabile: gli autovettori di autovalori diversi sono linearmente indipendenti, e quindi costituiscono una base.

Se la matrice $A$ è diagonalizzabile, allora tutte le orbite del sistema dinamico lineare $\dot X =AX$ si possono esprimere mediante combinazioni lineari di funzioni esponenziali $\exp(\lambda_it)$, dove i coefficienti del tempo negli esponenti sono gli autovalori $\lambda_i$ della matrice $A$. Dimostrazione:

 C.D.D.



Dimensione 2

In dimensione $n=2$ dato il sistema dinamico:

\begin{displaymath}
\left\{\begin{array}{lcl}
{\displaystyle \dot x} & {\displa...
...y}{cc}{a_{11}}&{a_{12}}\\
{a_{21}}&{a_{22}}\end{array}\right]\end{displaymath}

per trovare gli autovalori si usa l'equazione caratteristica:

\begin{displaymath}det\, \left[ A-\lambda\,I\right] =0\end{displaymath}

ottenuta eguagliando a zero il polinomio caratteristico, in questo caso un polinomio di grado 2, i cui coefficienti sono espressi in termini del determinante di $A$ e della traccia di $A$ ( $tr\,
A=a_{11}+a_{22}$):

\begin{displaymath}det\, \left[ A-\lambda\,I\right] =\lambda^2 -tr\,A\,\lambda +det\, A=0\end{displaymath}

Il numero di soluzioni reali e distinte dell'equazione caratteristica dipende in questo caso solo dal segno del discriminante dell'equazione di secondo grado:

\begin{displaymath}
\Delta= (tr\, A)^2 -4\, det\,A = (a_{11}-a_{22})^2
+4\,a_{12}a_{21}\end{displaymath}

Per $\Delta>0$ ci sono due autovalori reali distinti $\lambda_1,\lambda_2$, e quindi due autovettori reali e linearmente indipendenti $V_1$ e $V_2$. Per $\Delta<0$ gli autovalori sono complessi, non esistono autovettori reali, quindi l'applicazione definita dalla matrice $A$ non potrà essere in forma diagonale in nessun sistema di riferimento reale.

Esercizio

\begin{displaymath}
\dot X =A\, X \hspace{5mm},\hspace{5mm}A=\left[\begin{array}{cc}{1}&{2}\\
{1}&{3}\end{array}\right]
\end{displaymath}

Scrivere esplicitamente il flusso integrale come combinazione di esponenziali. (Soluzione)

Nel caso $\Delta=0$ non si può decidere se la matrice è diagonalizzabile soltanto dal valore di $\Delta$; nei due casi seguenti:

\begin{displaymath}A=\left[\begin{array}{cc}{\lambda_1}&{0}\\
{0}&{\lambda_1}\...
...array}{cc}{\lambda_1}&{1}\\
{0}&{\lambda_1}\end{array}\right]\end{displaymath}

la matrice $A$ è già diagonale, mentre la matrice $Z$ non è diagonalizzabile, poiché tutti gli autovettori sono linearmente dipendenti da $(1,0)$.

Nel caso $n>2$ decidere se una matrice è diagonalizzabile, e diagonalizzarla esplicitamente, può essere tutt'altro che semplice. Per il teorema fondamentale dell'algebra ogni matrice $n\times n$ ha $n$ autovalori, reali o complessi, contati con la loro molteplicità algebrica. Però se $n\geq 5$ non esiste alcun algoritmo esplicito per risolvere l'equazione caratteristica. Le matrici simmetriche sono sempre diagonalizzabili (vedi Sezione A.1).


Nodi e selle

Consideriamo il caso di dimensione $n=2$ ed una matrice $A$ con autovalori reali distinti: esistono due autovettori $V_1, V_2$ tali che:

\begin{displaymath}
A\,V_1=a\, V_1 \hspace{5mm},\hspace{5mm}
A\,V_2=b\, V_2
\end{displaymath}

e quindi nella base $\{V_1,V_2\}$ la matrice si trasforma per coniugio con $B^{-1}=V=[V_1,V_2]$:

\begin{displaymath}
B\,A\,B^{-1}= \left[\begin{array}{cc}{a}&{0}\\
{0}&{b}\end{array}\right]
\end{displaymath}

Il comportamento qualitativo delle orbite si può studiare nel sistema in forma canonica, a cui ci si può ricondurre a meno di trasformazioni lineari:

\begin{displaymath}\left\{\begin{array}{lcl}
{\displaystyle \dot x} & {\displ...
...y} & {\displaystyle=} &{\displaystyle b y}
\end{array}\right.
\end{displaymath}

Il flusso integrale è dato, in funzione delle due condizioni iniziali $x_0$ e $y_0$, dalle due funzioni esponenziali, visto che le equazioni sono disaccoppiate:

\begin{displaymath}\left\{\begin{array}{lcl}
{\displaystyle x(t)} & {\display...
...laystyle=} &{\displaystyle e^{b\,t}\, y_0}
\end{array}\right.
\end{displaymath}

La traiettoria, cioè la curva descritta in ${\bf R}^2$ dalle soluzioni (senza la legge oraria, cioè senza la parametrizzazione in funzione di $t$), si può ricavare (limitandosi al primo quadrante, le traiettorie relative agli altri tre quadranti si ottengono per simmetria) elevando la soluzione per $x(t)$ alla potenza $b$, e quella per $y(t)$ alla potenza $a$, e facendo il quoziente (per $y_0\neq 0$):

\begin{displaymath}
\frac{x^b}{y^a}=\frac{x_0^b}{y_0^a}=cost .
\end{displaymath}

Figura 2.1: Due esempi di punti di equilibrio del tipo nodo; quello a sinistra aveva un'equazione in forma canonica.
\begin{figure}{\centerline{\epsfig{figure=figures/fignodo.ps,height=7cm}}}
\end{figure}

Figura 2.2: Due esempi di punti di equilibrio del tipo sella; quello a sinistra aveva un'equazione in forma canonica.
\begin{figure}{\centerline{\epsfig{figure=figures/figsella.ps,height=7cm}}}
\end{figure}

Il comportamento qualitativo dipende solo dal segno di $a$ e $b$:

Esercizio Determinare le orbite del sistema dinamico

\begin{displaymath}
\dot X=AX\;,\;
A=\left[\begin{array}{cc}{-1}&{4}\\
{-1}&{-6}\end{array}\right]
\end{displaymath}

e descrivere l'equazione (implicita) delle traiettorie nel piano $(x_1,x_2)$. (Soluzione)

Andrea Milani 2009-06-01