- Insomma, come è? - chiesi, accennando alla porta chiusa dello studio di lui.
- Molto carino, bisognoso di affetto...
- Ma ne dà anche, di affetto?
- Cosa vuoi, è sempre un po' troppo preso dal suo lavoro. Lui dice che mi lascia libera, ma alla fine tra lasciare libera e lasciare sola il confine è sottile. In questo modo non mi fa capire se gli sono veramente necessaria io, come persona.
- Per questo passi tanto tempo con i tuoi cetacei?
Lei rise, e scosse la testa
- No, specialmente le balene, con cui tu mi hai visto lavorare, non sono le bestie che possono darti dell'affetto. Altro discorso sono i delfini. Dovresti vedere cosa faccio con i delfini, quando vado all'acquario. Con le balene è più facile avere rapporti nel ciberspazio, almeno si possono convertire le frequenze su cui si comunica, mentre il contatto fisico non è praticamente possibile; con i delfini, invece, devi essere nella vasca con loro.
- Incontri ravvicinati di nuovo tipo con i delfini?
- Che stupido... sono delle bestie molto affettuose, non solo imparano a conoscerti ma ricordano tutto quello che hai fatto o detto, non è difficile instaurare un rapporto personale con loro. Tu piuttosto, anziché fare insinuazioni sugli altri, cosa mi racconti dei tuoi incontri ravvicinati con la Giusti?
- Con la Giusti gli incontri ravvicinati non sono possibili. Con Laura, forse; ma questo per me è solo fonte di confusione. Nella vita reale lei è così fredda e formale con me.
- E allora, come andrà a finire?
- Come può finire quello che non è cominciato? Anzi, sarà meglio che esplori altre possibilità, se voglio rimediare qualche donna... lo sai che da quando sono arrivato a Pisa non ho ancora avuto una donna, una storia reale? Penso che mi dedicherò alla mia amica pittrice. Lei è carina, le piace stare con me, io voglio qualcuno che mi ami, non chi mi sfugge...
- Se lo dici così, vuol dire che hai deciso... buona fortuna.
In effetti era l'unica cosa ragionevole da fare. Il giorno dopo al tramonto, dopo una dura giornata di lavoro, lasciai San Cataldo sul mio topo, e navigai verso la città. Non avevo telefonato, ma quando Terry aprì la porta non sembrò affatto sorpresa di vedermi.
- Entra, Alberto, stavo giusto preparando un infuso. Preferisci la verbena o il tè ai mirtilli?
- Quello che prendi tu... spero di non disturbarti.
- Tu non mi disturbi affatto.
Mi sentivo a disagio, non ero mai stato un gran Don Giovanni, non mi piaceva la sensazione di tentare la fortuna con una donna. D'altro canto anche la mia limitata esperienza bastava a sapere che se non ci provi non ci riesci. Stavo in piedi davanti a lei, abbastanza vicino, ma senza toccarla.
Lei preparò l'infuso su di un vassoietto, mi fece sedere su di un divano molto morbido, e si sedette accanto a me. Il modo in cui le donne si siedono non è mai casuale; era abbastanza vicina da consentirmi di toccarla, bastava allungare una mano. Nel rituale del corteggiamento, finché restava qualche ambiguità, finché non avevo fatto nulla che rivelasse le mie intenzioni, mi sentivo a mio agio. Poi veniva il momento in cui bisognava agire da uomo: le donne di rado ti sollevano da una simile responsabilità! Avrei potuto usare una frase, una dichiarazione, solo che suonava così antiquato; io scelsi un tocco molto leggero, appena sfiorando il suo collo con la punta delle mie dita. Lei non aspettava che quello, non sapeva come incominciare neanche lei. Quando finalmente fummo abbracciati fu un gran sollievo per tutti e due; restammo abbracciati sul divano, quasi senza muoverci, per delle ore, prima di deciderci a fare qualcosa d'altro.
Questo fu l'inizio di un periodo strano, ma esaltante, della mia vita. Durante il giorno spendevo molte ore ad ascoltare i dinosauri che parlavano, a discutere il progetto con la Giusti, spesso visitando il ciberspazio, anche se per un po' di tempo non ebbi occasione di vedere Laura. La notte, veramente, avevo molto presto lasciato il mio noioso appartamento nella torre B, in mezzo alla laguna, per andare a vivere con Terry nel suo studio-mansarda. Le notti erano tiepide e la nostra pelle era giovane. Nei weekend non mi ricordo di aver fatto altro che stare a letto con Terry. Non che io amassi vantarmi delle mie conquiste; soltanto ad Anna raccontavo tutti i miei successi ed i miei fallimenti amorosi. Quando ero all'Istituto, parlare con Anna era più o meno la sola interruzione che mi permettevo nella mia feroce concentrazione sul linguaggio dei dinosauri.
Andrea Milani 2011-10-11