-Marco lo ha ucciso per rubargli il pozzo! La pistola era la sua.
-Non possiamo incolpare nessuno senza delle prove precise -dissi io.
-L'arma del delitto è una prova! -disse una voce nella folla.
E Marco replicò:
-Io avevo lasciato la mia pistola a riparare da Andrea; chiunque può averla presa.
-È vero -fece Andrea -e quindi... -e si interruppe.
-Basta - fece Emilio -dobbiamo seguire una procedura regolare; qualcuno deve essere incaricato delle indagini, e quando avrà scoperto il colpevole e accumulato abbastanza prove riferirà al Tribunale del Deserto.
-Io propongo che Antonio sia incaricato delle indagini -disse Benedetta.
-Giusto -rispose Emilio -lui è l'unico che può essere imparziale, perchè viene da fuori.
-Veramente -obiettai -lo statuto della corporazione dei maestri dice, all'articolo 3, comma primo: ``il maestro non deve interferire nell'organizzazione interna delle società in cui opera, nè tramite l'espressione del suo pensiero, nè con le sue azioni, nè con i suoi rapporti personali ...''.
-Non c'è bisogno di interferire -mi interruppe Emilio -tu devi solo scoprire la verità, poi sarà il nostro tribunale a giudicare.
Così mi ritrovai tra capo e collo un compito nè semplice nè gradito. Però, visto che dovevo farlo, era meglio cominciare subito: rientrando nel perforatore, cercai di parlare con Andrea, perchè il suo discorso rimasto in sospeso mi aveva insospettito.
-Cosa volevi dire prima a proposito della pistola?
-Forse io avrei il modo di sapere chi ha preso la pistola di Marco.
-E come?
-Lasciami verificare se c'è qualcosa, sai, è uno di quegli apparecchi che mi sono costruito da solo e non so se funziona bene.
-Vengo a vedere.
-No, no, voglio prima provare da solo... sai, se poi non funziona... che figura ci faccio.
A me sembrava una scusa un po' stupida, ma poichè tra i miei poteri di investigatore non c'era il mandato di perquisizione dovetti lasciar perdere. Del resto quali erano i miei poteri?