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Samarcanda



Quando entrò dalla porta dorata della città, tutti notarono il cavaliere sullo stallone bianco: perchè aveva una bestia magnifica, che anche se stanca dalla lunga traversata delle steppe faceva trapelare un'energia indomabile. Quando poi il cavaliere smontò nella piazza del mercato, e scostò il cappuccio del suo mantello mostrando i lunghi capelli neri, e gli occhi neri che non stavano mai fermi, la voce si sparse in un attimo nell'antica città: ``una donna cavalca il più bello stallone bianco che si sia mai visto a Samarcanda''.


[Fig. 3]


...scost\`o il cappuccio del suo mantello mostrando i lunghi capelli neri, e gli occhi neri che non stavano mai fermi...

Nessuno però osò accostare la misteriosa signora, e chiederle chi fosse e da dove venisse; o forse qualcuno osò, e non ebbe risposta. Finchè sulla piazza arrivò una portantina, sorretta da quattro servitori le cui livree erano più lussuose delle vesti dei ricchi mercanti. Ne scese il principe, di fronte a cui tutti si inchinarono, ma non la donna che dava da bere al suo cavallo bianco.

-Orgogliosa signora, io sono venuto a chiederti se vuoi vendermi il tuo magnifico cavallo, perchè io che sono il principe di questa città non ne ho uno eguale. Ti pagherò il prezzo che tu mi chiedi, e con questo potrai comprarti molti bellissimi cavalli e ritornare ricca al tuo paese.

-Sappi, principe, che questo cavallo non è in vendita, perchè la facoltà di cavalcarlo è un dono che mi è stato liberamente fatto, e io non ho il diritto di cederlo ad altri- disse accarezzando il cavallo, che nitrì come se confermasse le sue parole.

Il principe non era abituato a sentirsi dire di no nella piazza della sua città. Eppure rimase a lungo a guardare la donna misteriosa.

-Spero, principe, di non averti offeso. C'è qualsiasi altra cosa che io possa fare per te?

Il principe esitò a lungo prima di rispondere; poi estrasse da una borsa che portava in vita una sottile catenina d'oro.

-Certo, puoi fare qualcosa di molto importante per me. Puoi venire questa sera al mio palazzo, a cenare nel mio giardino pensile?- e quando vide che lo sguardo della donna si incupiva, come a preannunciare una tempesta in arrivo, le disse precipitosamente:

-Aspetta! non devi rispondermi subito. Pensa con calma se ti farebbe piacere di venire a trovarmi. Vedi, il mio palazzo è quello sul lato stretto della piazza; al suo lato scorre uno stretto vicolo, e nel vicolo c'è una porticina che è sempre chiusa. Questa chiave- e le porse la catenina, da cui pendeva una piccola chiave pure d'oro -apre la porticina. Ma fai attenzione: di questa chiave ho fatto fare una sola copia.

Il principe non disse altro, risalì sulla portantina e rientrò nel palazzo. Pomme de Terre, poichè naturalmente era lei, continuò a rifocillare il suo cavallo, acquistò delle provviste e nel primo pomeriggio uscì a cavallo dalla porta dorata. Poco prima del tramonto era su di una collina da cui si poteva ammirare la città dall'alto; era bella, ricca, e piena di vita la città.

Allora Pomme de Terre cavalcò velocemente verso la città, entrò dalla grande porta appena prima che la chiudessero come si faceva al tramonto, lasciò il suo cavallo in una stalla confortevole e si avviò verso il vicolo di fianco al palazzo. La porticina si aprì appena girata la chiave, senza alcun rumore; dentro c'era una lunga sequenza di corridoi, in cui vagò finchè si trovò su di una terrazza coperta da un gazebo di rampicanti fioriti.

In un angolo della terrazza, al buio, in silenzio, il principe la aspettava; quando la vide schioccò le dita, e i musicanti cominciarono a suonare, ed i servitori portarono una tavola imbandita. Restarono a lungo a parlare e a guardare le stelle attraverso le foglie, finchè lui la baciò.

Passarono diversi anni, e tutto il popolo di Samarcanda amava la sua principessa. Ma una notte, mentre nel palazzo tutti dormivano, Pomme de Terre si aggirava insonne nei corridoi; finchè capitò davanti ad un quadretto di vetro, in cui su di un fondo di velluto era esposta una catenina con una piccola chiave d'oro. Allora staccò il quadro dal muro, tolse il fondo di velluto, con cura, per non sciuparlo, e prese la chiave. Poi andò a baciare il bambino, senza svegliarlo. Uscì nel vicolo, ma prima di richiudere la porticina esitò un attimo, non sapendo che fare della chiave. Poi si decise: chiuse la porta, si mise al collo la catenina, e si allontanò nella notte.


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Andrea MILANI
Sat Aug 17 15:26:08 MET_DST 1996