-Ti ho portato un tuo amico -dice Zara.
Lei sembra un po' stupita, ma mi saluta con gentilezza:
-Gli amici sono sempre benvenuti.
-Come va? -faccio un po' impacciato.
-Non molto bene; ho saputo che non c'è modo di arrivare nella Federazione Europea, e qui la scelta è tra lavorare da schiava e vivere sottoterra. Perciò me ne vado.
-Ho saputo che prendete l'autobus di domani -dice la maga.
-L'autobus per dove? -chiedo.
-Come, per Tungushka. Dove vorresti andare?
So che Tungushka è un grosso centro minerario nella Siberia Centrale, dove si estraggono le tossine di origine cometaria lasciate dall'impatto del 1908. Non è esattamente il posto che avrei scelto, ma a questo punto tirarsi indietro non ha senso.
-Per me va bene.
-Allora vi lascio, devo tornare al mio tendone.
Restiamo per qualche minuto in silenzio, poi io comincio:
-Nemi...
-Come sai il mio nome?
-Era sul tuo passaporto.
-Un passaporto di un paese che non esiste... ma dove lo hai visto?
-Controlliamo sempre i documenti dei clandestini che catturiamo.
Lei mi guarda allibita:
-Tu sei un militare? Sei tu che mi hai catturata?
-Sono... ero io. Ma ora ho lasciato.
-E chi sei adesso?
Scrollo le spalle, e non rispondo.
-Avrai un nome.
-Non più.
-E vuoi venire con me?
-Sì.