6.3 Come lo fanno i dinosauri

Uno dei momenti culminanti della battaglia sulle nostre interpretazioni del CD fossile si svolse durante uno dei soliti seminari del giovedì di San Cataldo, proprio la settimana dopo il mio ritorno a Buti. In teoria ero io l'oratore, ma parlavano tutti e con grande foga. La bagarre era cominciata quando avevo detto:

- Da tutto questo concludiamo che lo scopo delle manipolazioni genetiche operate dai dinosauri sui mammiferi, o almeno di quelle descritte nel CD, era quello di sperimentare metodi di accrescimento dell'intelligenza. I mammiferi erano stati scelti come cavie non perché fossero particolarmente intelligenti, ma perché erano facilmente disponibili in razze ben selezionate, essendo animali da allevamento normalmente utilizzati come cibo.

- Ma su che basi fate questa affermazione? Noi non usiamo certo i polli per gli esperimenti sull'intelligenza.

- I polli no, ma i maiali vengono spesso usati in esperimenti di genetica e per la produzione di organi da trapianto - fu la mia risposta, che non bastò a soddisfare i miei critici.

- Ma i maiali sono mammiferi, come noi.

- Ma come fate a sapere come era fatta la classificazione degli animali secondo i dinosauri? Forse loro consideravano che i protolemuri erano loro parenti più del Deinonychus.

Al nostro seminario assisteva eccezionalmente la professoressa Johnson, in videoconferenza dall'America; lei era considerata la più grande esperta vivente dell'evoluzione dei sistemi riproduttivi. Quando chiese di parlare, tutti fecero attenzione.

- È un fatto che la nostra classificazione delle specie, almeno per i vertebrati, è basata in gran parte sul sistema riproduttivo. Così per noi le balene sono mammiferi, mentre i dinosauri sono stati a lungo considerati rettili perché deponevano delle uova. D'altro canto lo sviluppo dell'intelligenza deve per forza essere legata al sistema riproduttivo, perché l'apprendimento dai genitori è un meccanismo insostituibile di trasmissione della cultura. In un certo senso l'intelligenza non è utilizzabile al di sopra di un certo livello, se non è possibile l'accumulo di conoscenza per un tempo più lungo della vita dell'individuo.

Fin qui, pur avendo compiaciuto molti dei presenti, soprattutto Anna per aver citato le sue predilette balene, note come ottime madri, la professoressa Johnson non aveva eliminato la fonte della discordia, anzi: perché fare esperimenti sull'intelligenza usando animali stupidi e per di più con un sistema riproduttivo diverso? Dal megaschermo la Johnson continuò:

- Proprio per questa ragione noi dell'Institute for Reproductive Evolution abbiamo concentrato la nostra attenzione su di una sezione del CD fossile diversa da quella su cui avete lavorato qui a Pisa. Nel capitolo che voi avete almeno tentativamente tradotto si parla del cervello, e quindi dell'intelligenza dei mammiferi, mentre in quello di cui ci siamo occupati noi si parla di sesso e riproduzione.

Guai in vista; la Giusti mi rivolse uno sguardo di fuoco. Nel frattempo l'ospite americana continuava:

- Abbiamo trovato, e tradotto, dei confronti molto precisi tra i sistemi riproduttivi dei dinosauri e dei mammiferi, da cui risulta chiaro che nella fase terminale del cretaceo alcune specie di dinosauri avevano sviluppato un sistema riproduttivo viviparo. In particolare la specie Waukarlysaurus aveva una struttura funzionalmente equivalente ad una placenta per nutrire i feti all'interno della madre, con questo prolungando la gravidanza. In questo modo era possibile uno sviluppo notevole del neonato, che ciononostante era sufficientemente immaturo da aver bisogno di intense cure parentali. Questo spiega sia la possibilità di sviluppo dell'intelligenza e della cultura dei Waukarlysaurus, sia il loro interesse per la genetica e lo sviluppo cerebrale dei mammiferi.

La Giusti era come al solito in prima fila, ma non fece domande; era evidentemente furiosa. Quando la discussione fu finita, mi si avvicinò subito e sibilò:

- Come mai non lo abbiamo scoperto noi, questo?

- Ma professoressa, quando io ho proposto di andare al sito del CD fossile a vedere la sezione sul sesso dei dinosauri lei mi ha risposto come se le avessi fatto una proposta indecente.

Lei diventò ancora più furiosa. In effetti stavo facendo l'ipocrita, quando le avevo proposto di andare a vedere la parte vietata ai minori del CD fossile avevo proprio l'intenzione di farle una proposta indecente, e lei lo aveva capito e mi aveva risposto come mi meritavo. Infatti aveva sempre ragione lei, la Giusti, specialmente quando mi rimproverava la mia mancanza di rispetto. Ad ogni modo le nostre schermaglie personali ci erano costate care: per una volta eravamo stati battuti da un altro gruppo che lavorava sul CD fossile.

Quella sera cercai a lungo di calmare la Giusti. Lei mi strapazzò in tutti i modi, non volle sentire le mie scuse, usò con me un tono formale che aveva abbandonato da tempo, mi chiamò perfino ``dottor Nieri". Ad un certo punto io smisi di risponderle e restai seduto su una sedia a capo chino. Avrei avuto voglia di piangere, ma ai miei tempi si insegnava ancora ai ragazzi che non dovevano piangere perché era da femminucce. Allora lei fece qualcosa che non mi aspettavo: mi prese per mano, e mi trascinò via. Benché nel corridoio lasciasse la presa, era chiaro che voleva che venissi con lei; a me pareva ancora di sentire il tocco della sua mano. Nel laboratorio VR ci stendemmo su due lettini vicini.

Un attimo di buio, di mancanza totale di sensazioni... Al sito del CD fossile Laura prende lei l'iniziativa, mentre di solito sono io a guidarla. Va diritta ad aprire il capitolo studiato dalla Johnson, e per tre quarti d'ora assistiamo alle contorsioni dei dinosauri in amore, ai parti delle dinosaure, agli accoppiamenti dei piccoli mammiferi: tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso nel cretaceo, e che non avete mai osato chiedere.

- È tutto perfettamente evidente; gli americani non hanno neppure dovuto fare una grande fatica, per venire fuori con quello che abbiamo sentito oggi.

- Ma in fondo questo conferma anche la nostra teoria che volessero fare esperimenti sull'intelligenza dei mammiferi. Se erano gli animali più simili dal punto di vista riproduttivo, erano anche le cavie più ovvie.

- Hai un bel dire, il fatto è che abbiamo fatto una figura meschina. E tutto perché non siamo stati capaci di separare i nostri problemi personali dalla ricerca scientifica.

È strano, ma il fatto è che Laura è sempre molto più gentile della sua controparte reale. Le stesse parole che usa, ``i nostri problemi personali'', indicano un atteggiamento ben diverso dal dare tutta la colpa a me per la mia mancanza di rispetto. A questo punto io smetto di discutere, e le prendo la mano. Lei mi fulmina con lo sguardo: anche Laura è capace di fare gli stessi sguardi terribili della Giusti, chissà se veramente sapeva farli a quell'età. Ad ogni modo io non ho mai paura di Laura, e lei non ritrae la mano. Restiamo così per un tempo lunghissimo, ma ormai so quanto sia ingannevole il senso del tempo nel ciberspazio. Quando mi pare che sul suo volto ci sia di nuovo l'espressione di Laura che mi vuole bene, attivo la ricerca di una meeting room.

Questa è una sera strana: mentre facciamo all'amore, o almeno facciamo quello che si fa nel ciberspazio quando si crede di fare all'amore, io ho sempre nei miei nervi ottici i fantasmi delle lezioni di sesso dei dinosauri. A un certo punto ho una visione: la femmina che si agita sopra di me, con balzi folli e tenendomi piantato al suolo con le sue zampe anteriori, ha una lunga coda verde, con cui mi frusta le gambe. Si può avere un'allucinazione nel ciberspazio? Come è possibile, se il ciberspazio è già un'illusione? La differenza è tutta tra le illusioni condivise ed i fuochi d'artificio della mia mente. Forse che lei vede quello che vedo io? Non oserò mai chiederlo a lei.

Dopo un tempo che non c'è modo di misurare riprendiamo l'aspetto che abbiamo normalmente nel ciberspazio, con i vestiti addosso, voglio dire. Il momento triste è quello in cui usciamo, e le linee d'ombra della meeting room scompaiono in una dissolvenza incrociata. Nel mio lettino io ero di nuovo tutto sudato, come le prime volte in cui ero uscito dal ciberspazio. Guardavo il dottore di turno con timore, la Giusti aveva uno sguardo di sfida. Mentre uscivamo dal laboratorio VR lei mi teneva a distanza, ma senza quella severità, quella rabbia che aveva mostrato prima di entrare nel ciberspazio. Presi con lei un appuntamento per l'indomani, per farle vedere la mia prima bozza di traduzione del capitolo che noi chiamavamo ``Rapporto finale'', perché secondo la File Allocation Table fu inciso sul CD per ultimo. Lei fu cortese ma formale; anche io le diedi del lei.

Quella sera tornando a casa trovai Terry stranamente di cattivo umore. Anzi forse non era di cattivo umore prima del mio arrivo; mi parve, ma forse fu una sensazione sciocca, che mi annusasse e non le piacesse il mio odore. È vero che non avevo fatto la doccia dopo la seduta nel ciberspazio, come consigliano tutti i manuali. Il soma partecipa alle esperienze virtuali modificando il suo stato ormonale, sudando, e quindi emettendo odori che in qualche modo dipendono da quello che ha virtualmente vissuto. Nella realtà virtuale non si hanno sensazioni olfattive (non ancora), mentre gli odori restano attaccati al soma, e quindi si possono sentire al ritorno nel mondo reale. Mi venne un brivido al pensiero che forse Terry era capace di capire che cosa avevo fatto nel ciberspazio sentendo il mio odore. Andai di corsa a fare la doccia.

Sotto la doccia, guardai le mie gambe e rimasi esterefatto nel vedere dei segni come di frustate. Era dove la coda della bestia mi aveva colpito. No, era dove il mio corpo aveva creduto che io fossi colpito da una coda... non avevo ancora ben imparato che le esperienze virtuali sono esperienze reali della mente, ed il corpo crede alla mente, anche quando sarebbe buon senso non crederci. Quando uscii dalla doccia, Terry si accorse che ero sconvolto, lasciò perdere il suo cattivo umore, e apparecchiò per la cena. Ma quella lunga serata non era ancora finita.

Eravamo seduti a tavola, facendo finta di avere ancora appetito, quando arrivò la telefonata; andò a rispondere Terry, visto che io non mi aspettavo una chiamata di lavoro. Invece era la Giusti, come mi comunicò Terry sfogando il suo malumore:

- Quella vacca non ti lascia in pace neppure un momento a casa tua!

- Sarà qualcosa di urgente - cercai di rabbonirla io, ma lei fece un gestaccio.

- Pronto, dottor Nieri, Alberto, una notizia importante che mi è arrivata ora per posta elettronica. Il gruppo che continua gli scavi al lago Waukarly-carly comunica di aver scoperto degli altri dispositivi elettronici a pochi metri di distanza dal punto in cui era il CD fossile.

- Un altro CD?

- Anche quello, ma c'è perfino di meglio. Una memoria olografica.

- E come può lasciare una traccia fossile del suo contenuto?

- La struttura tridimensionale delle informazioni immagazzinate può tradursi, in condizioni particolarmente favorevoli, nella struttura tridimensionale dei difetti nei cristalli del fossile. Non chiedermi come si fa ad invertire il processo, cioè a ricostruire il contenuto della memoria: mi hanno dato una spiegazione matematicamente così complessa a base di scattering inverso, non so ripeterti altro che l'ultima frase del messaggio: ``si può leggere''.

Quando misi giù il telefono, Terry mi chiese, sempre con il tono arrabbiato di prima:

- Era davvero importante, o solo una fregola della vecchiaccia?

- Non parlare così della Giusti: era importante davvero. Forse cambierà la mia vita.

- Cambierà la tua vita; e la mia?

Io rimasi in silenzio per un poco, per evitare di rispondere a caldo, e poi le dissi, con il tono più calmo possibile:

- Dobbiamo parlare.

- Io invece non voglio parlare affatto - rispose, e quasi piangeva.

Andrea Milani 2011-10-11