5.2 Il satellite nero

Il Comando della Difesa Spaziale Americana (SDAC) è situato in una base sotterranea, sotto una montagna del Colorado. La stessa base è stata usata per questo scopo per quasi un secolo, perciò è cresciuta poco per volta fino alla dimensione di una città sotterranea. Ormai è diventata una grande attrazione turistica, ma malgrado l'enorme numero di visitatori ospita ancora delle attività segretissime. La difesa contro occhi indiscreti non è più ottenuta con metodi primitivi come muri di roccia spessi chilometri, ma è interamente affidata a sistemi crittografici di quinta generazione e ad illusioni non consensuali di realtà virtuale. Per esempio, quando i turisti entrano nella galleria che sovrasta la sala principale di comando e controllo, vedono sul grande schermo che copre una parete della sala una situazione del traffico spaziale del tutto diversa da quella che vedono i controllori che lavorano nella stessa sala.

L'ingresso al sito virtuale dello SDAC ha una grafica molto retorica, direi un po' antiquata come stile, anni '10: una sala dai contorni che svaniscono nel buio, una grande insegna inquadrata da bandiere, e sotto una scrivania con seduto un tipo dall'aria molto militare, capelli cortissimi, uniforme perfetta. Non una persona, ma un simulacro, cioè la presentazione visiva di un'intelligenza artificiale, non di un essere umano. Se poi le intelligenze artificiali dei militari siano così evolute come vuole la leggenda non saprei dire; per fare il mestiere di cane da guardia non ci vuole molta intelligenza. Ed in effetti la prontezza del simulacro nel verificare le mie credenziali denota una grande efficienza, che in questo caso è un buon sostituto dell'intelligenza. Vengo ammesso alla presenza della persona del colonnello Jones, comandante della sezione oggetti non identificati; sono di fronte ad un uomo vero, o meglio la persona di un uomo, almeno credo.

- Vedo - dice il colonnello - che le sue credenziali sono ottime: lei sarebbe il migliore traduttore dei media dei dinosauri.

- Dire che siamo in grado di tradurre il CD dei dinosauri è un po' prematuro. Comunque è a questo che lavoro.

- Se lei è il migliore come dicono, dobbiamo accontentarci di quello che lei è in grado di fare. Il suo compito è appunto di cercare di interpretare tutti i simboli, le scritte, gli oggetti, se possibile la disposizione degli ambienti, tutto quello che c'è da capire. Se poi saranno trovate delle memorie che potrebbero essere ancora leggibili, come il vostro famoso CD, quelle saranno riportate a terra dall'astronauta, e lei sarà consultato appena saremo riusciti a cavarne qualcosa.

- Ma mi scusi, siete sicuri che il satellite che avete scoperto sia dei dinosauri?

- No, potrebbe essere degli australopiteci - il colonnello mi sorprese con una sghignazzata - noi siamo solo in grado di confermare che è in orbita da un tempo molto lungo, almeno migliaia di anni ma probabilmente milioni di anni. Questo è stato dedotto dalla sua albedo.

- Albedo? non capisco.

- Naturalmente, lei non è un esperto di veicoli spaziali. Ogni satellite mentre è in orbita al di sopra dell'atmosfera è sottoposto ad una pioggia di micrometeoriti, e ad un flusso di particelle cariche. Per questi due effetti, la ruvidità e il colore della superficie esterna cambiano. A lungo termine, qualunque fosse il colore della vernice o qualunque fosse il metallo o la fibra di cui era fatta la parte esterna, il colore diventa nero: l'albedo, cioè la percentuale di luce riflessa, diventa sempre più bassa. Ora noi abbiamo misurato l'albedo, e trovato che il satellite in questione riflette meno dell'uno per cento della luce del sole. È praticamente l'oggetto più nero che si conosca, più nero del carbone o della grafite.

Annuisco, pensando che dovrò chiedere conferma a Fabrizio. Ad ogni modo evito di chiedere con quali sensori hanno misurato l'albedo, perché so bene che questa domanda non va fatta, e cerco di arrivare al sodo:

- Insomma, sapete che è molto antico, e quindi non un manufatto umano, ma fa parte del mio compito confermare che risale ai dinosauri.

- Se le sarà possibile, questo sarebbe già un successo. Voi avete imparato qualcosa della tecnologia spaziale dei dinosauri?

- Non molto; se vuole le faccio vedere l'unica sequenza video che mostra chiaramente un veicolo spaziale; mi spieghi come attivare la connessione.

- No, qui la connessione devo attivarla io; mi dia il resource locator.

Gli passo il codice che individua il sito del CD fossile, e quando appare la piramide mi muovo rapidamente facendo apparire la sequenza che mi interessa, sfruttando i miei segnalibri; ormai il CD dei dinosauri lo conosco meglio dellle mie tasche.

- Ecco, vede, questa sequenza mostra un asteroide, e ad un certo punto... ora, appare un veicolo spaziale che evidentemente è in orbita attorno all'asteroide. Questo video, apparentemente non è una simulazione, è stato quindi ripreso da un'altra astronave.

- Astronave... mi pare un'esagerazione... basta un piccolo satellite spia con una telecamera.

- Mi scusi, non sarà deformazione professionale da parte sua parlare di un satellite spia? Perché pensa che si tratti di spionaggio?

Il colonnello ride ancora una volta, prima di rispondermi.

- Può darsi che io sia un fanatico della segretezza, ma lei come spiega l'invio di due veicoli spaziali attorno allo stesso asteroide? Che un'astronave che sta esplorando un asteroide mandi una piccola sonda a riprendere più da vicino la superficie, lo capisco. Ma che mandi una piccola sonda a fotografare l'asteroide da lontano, in modo da riprendere l'astronave principale, che scopo può avere?

- Ma che ne sappiamo delle motivazioni dei dinosauri... forse era la pubblicità della ditta che fabbricava l'astronave.

- Pubblicità... divertente... vede, noi tendiamo a pensare che tutti gli esseri viventi che sono evoluti tecnologicamente debbano avere per forza alcune motivazioni e modi di pensare a comune. Così non importa se erano dinosauri o mammiferi, avranno sempre avuto dei conflitti di interessi, e la guerra almeno come una possibilità. Perciò mi sembra naturale interpretare questa scena come un'azione di spionaggio: l'astronave attorno all'asteroide è un mezzo militare, oppure sull'asteroide c'è una qualche installazione militare, e le riprese sono state fatte dalla parte avversa, stato, o razza, perfino specie diversa che fosse.

Non gli chiedo che cosa intende con quel noi, ma la sola idea di un'ideologia ortodossa dei militari che si estende fino ad interpretare la storia dei dinosauri mi rende furioso.

- Forse i militari di tutte le specie la pensano in modo simile... ma noi non sappiamo neppure se esistessero gli eserciti dei dinosauri.

- Nel CD fossile non c'è evidenza alcuna di guerre tra dinosauri?

- Questo putroppo non posso dirlo; anzi, ci sono alcune scene terribili - e gli faccio vedere il video del bombardamento atomico di una città.

- E lei voleva raccontarmi la favoletta dei dinosauri bestioline pacifiche? Direi che in fatto di guerra se ne intendono, anche di guerra nucleare. Anzi, queste immagini che lei mi ha fatto vedere mi fanno pensare che bisogna usare un'estrema cautela nel visitare il satellite nero: potrebbe contenere testate nucleari.

- Ma i materiali radioattivi delle testate non si sarebbero esauriti?

- Francamente non ho la minima idea di cosa succeda ad una testata nucleare dopo milioni di anni. Certo, il plutonio decade, ma bisogna vedere se i prodotti di decadimento possono a loro volta generare una massa critica. Chiederemo ai nostri esperti di fare una valutazione del rischio. Ad ogni modo l'astronauta avrà un contatore Geiger per misurare la radioattività sempre in funzione. Non si preoccupi, tanto lei di rischi non ne correrà affatto, visto che sarà presente solo virtualmente.

Visto che siamo arrivati al punto su cui volevo maggiori informazioni faccio apertamente delle domande:

- Allora, potrebbe darmi maggiori informazioni su questo astronauta, e sulla modalità del collegamento che io utilizzerò?

Il colonnello sfoggiò un'altra delle sue irritanti risatine.

- L'astronauta che abbiamo selezionato per questa missione è uno dei più qualificati; ora vi presenterò. Quanto alla modalità del collegamento, si tratta di una forma di presenza virtuale che sfrutta tutti i sensi: lei percepirà tutto quello che l'astronauta vede, sente, tocca, avrà la sensazione di muoversi, eccetera.

- Ma allora non soffrirò di mal di spazio? Dopotutto io non ho alcun addestramento da astronauta.

- Naturalmente lei non sarebbe in grado di resistere alle accelerazioni del lancio senza addestramento, e non potrebbe evitare confusione o addirittura mal di spazio se fosse sottoposto all'assenza di gravità. Ma il collegamento trasmette le sensazioni di accelerazione in forma molto attenuata, e il suo soma non sarà affatto in condizioni di assenza di peso. Questa tecnica è stata sviluppata per il pilotaggio degli aerei da combattimento: il navigatore riceve tutte le stesse informazioni che riceve il pilota senza essere veramente presente, quindi l'aereo può essere monoposto pur essendo così complicato da richiedere due persone di equipaggio. Il navigatore è soltanto un esperto di elettronica, radar, analisi delle immagini, insomma un tipo sedentario con gli occhi sempre al computer, come lei, e non ha bisogno di alcun addestramento fisico al volo.

- Una specie di Cyberdisneyland?

- Qualcosa del genere, ma molto, molto meglio. Vedrà, l'illusione è veramente perfetta. Al punto che il navigatore durante i combattimenti ha paura, pur non rischiando niente. L'illusione, quando è abbastanza ben fatta, porta al coinvolgimento emotivo, questo vale per le simulazioni di realtà virtuale a poco prezzo del mondo dello spettacolo come per i collegamenti omnisensoriali che usiamo noi. Ma lei che è un visitatore abituale del ciberspazio è certo abituato all'idea che con un innesto neuronale si ha anche il senso virtuale del tatto, anzi le sensazioni tattili sono... molto interessanti - e la sua risata questa volta mi da proprio fastidio, come se avesse toccato un nervo scoperto.

- Va bene, allora se vuole presentarmi l'astronauta...

- Ecco, la chiamo - appare una figura vestita con una spettacolare tuta argentata - le presento l'astronauta Dominique Harrison.

- Ma è una donna... voglio dire - mi resi conto troppo tardi di avere fatto un'osservazione decisamente sessista.

- Ma certo che è una donna, e una donna formidabile. Ha al suo attivo più di quaranta voli spaziali. Dominique, questo è il dottor Nieri, dell'Istituto di Semantica Computazionale di Pisa.

- Molto... molto piacere; mi scuso per la mia reazione, ma è normale realizzare un collegamento omnisensoriale tra persone di sesso diverso?

Il colonnello rise ancora più di gusto.

- Lei non sa che i migliori equipaggi, i Top Gun dell'aeronautica americana, sono fatti da un pilota maschio ed una navigatrice femmina? Forse lei è troppo giovane per ricordare lo scandalo durante la guerra dell'Oman, quando l'Aeronautica americana fu accusata di incoraggiare relazioni sentimentali tra piloti e navigatrici, per aumentare il coinvolgimento emotivo delle navigatrici e quindi la loro efficacia nel proteggere i piloti?

- Ed era vero, che erano stati incoraggiati ad avere delle relazioni?

- Ma erano delle balle pazzesche! I piloti da guerra sono dei bei giovani sportivi che rischiano la vita ogni giorno, le navigatrici sono delle giovani ragazze che hanno come compito di fare loro da angeli custodi, di guardargli le spalle dal pericolo in battaglia, e poi sono le prime donne che incontrano quando e se tornano alla base. A lei pare che ci sia bisogno di incoraggiamento?

- Mi scusi, non volevo in alcun modo essere polemico, se lei mi dice che si fa normalmente non ho alcuna obiezione. Anzi sono sicuro che Ms. Harrison mi condurrà con grande competenza a visitare i colleghi astronauti dei dinosauri.

- Chiamami Dominique - fa lei, stringendomi la mano in modo molto vigoroso - quanto al collegamento omnisensoriale, faremo subito una prova, durante il lancio che sarà tra circa un'ora, tanto io non ho certo bisogno di un navigatore/istruttore per il lancio. In questo modo ci abitueremo a comunicare tra noi, e poi tornerai a collegarti quando sarò arrivata al satellite nero.

- Va bene - dico io - sono pronto.

Faccio appena in tempo a finire la frase che il collegamento inizia. Dapprima perdo il contatto, cioè passo attraverso una fase di deprivazione sensoriale. Poi poco a poco comincio a vedere, dapprima in modo annebbiato ed oscuro, e a sentire delle voci lontane. D'un tratto, forse troppo in fretta, riacquisto tutti i sensi. Sono sdraiato su di un lettino, in un laboratorio di realtà virtuale non troppo diverso da quelli di San Cataldo, ma con macchinari più grandi e complicati. Però non sono nel mio corpo, sono in quello di Dominique, mentre lei si alza e stacca il collegamento in fibre ottiche che non entra direttamente nel suo innesto, ma in una specie di cappellino che contiene il sistema di collegamento remoto, perciò anche quando il cavo è staccato io sono sempre lì, dentro di lei.

Provo a percepire il mio corpo, a fare attenzione alle sensazioni tattili, e sento il suo corpo. La prima cosa che mi colpisce è la sensazione di avere due seni, per di più piuttosto generosi. Poi la sensazione che le cose tra le mie gambe non stanno come dovrebbero. Il colonnello dice che è normale, quindi non preoccupiamoci. Dopo un po' di tempo per superare lo choc di cambiamento di sesso, provo a comunicare con Dominique.

- Mi senti?

- Non urlare, sciocco, ti sento benissimo. Basta che pensi di sussurrare le parole. Adesso vieni con me; del resto, è un po' difficile che tu vada da un'altra parte - anche lei ride di me; è un vizio, in questo posto. Io... lei si avvia per i corridoi di quello che appare subito essere un astroporto, a migliaia di chilometri dalla montagna cava dello SDAC. Inizia subito un complicato rituale di preparazione dell'astronauta per il lancio. Francamente, che dovessero anche fare il clistere non lo sapevo, e ho trovato molto imbarazzante essere testimone, per così dire, della faccenda.

Il resto dei preparativi non ha niente di sgradevole, il mio/suo corpo viene coperto di sensori biomedici, poi viene una cerimonia di vestizione con innumerevoli strati di indumenti pieni di tubicini. Francamente la parte tattile di questa esperienza è un po' troppo violenta, ma forse Dominique, che è naturalmente molto esperta (per ogni viaggio reale nello spazio, ne ha fatto almeno un altro in presenza virtuale) ha fatto apposta per togliermi l'ipersensibilità da deprivazione sensoriale tattile. Dunque anche il clistere fa parte del mio addestramento di astronauta virtuale.

Mentre tutto questo succede al nostro corpo, noi chiacchieriamo amabilmente; mi pare simpatica. Soltanto una volta si inalbera, a causa di una mia gaffe. Le ho chiesto:

- Ma come mai tu usi nel ciberspazio una persona del tutto uguale al tuo corpo reale? Alcuni che conosco usano sempre la stessa persona, registrata molti anni fa.

- Sei proprio fortunato a farmi questa osservazione mentre sei collegato con me: infatti è l'unico momento in cui non posso stenderti con un colpo di karaté. Ti pare che io abbia bisogno del trucco di andare in giro con la mia persona da ragazzina?

Per fortuna non è così permalosa, dopo che io ho ammesso che non era proprio necessario non ha neppure insistito a chiedere la mie scuse. Quando ci avviamo alla piattaforma di lancio, ci accompagna una donna con lo sguardo spento; sulla manica dell'uniforme militare porta una striscia nera di lutto. Approfittando della nostra linea di comunicazione che gli altri non sentono, chiedo spiegazioni a Dominique.

- Non hai sentito quello che diceva il colonnello Jones sugli equipaggi Top Gun? Quella è una vedova virtuale.

- Ossia, il suo uomo, il suo pilota è stato abbattuto? E cosa succede, cosa sente lei?

- Naturalmente c'è un circuito di sicurezza che impedisce il passaggio del dolore, e appena c'è un segnale che indica la morte cerebrale il collegamento si stacca all'istante. Però la maggior parte delle navigatrici che sono state abbattute, voglio dire virtualmente abbattute, affermano di aver sentito il dolore della morte; alcune muoiono di infarto, di ictus cerebrale, e comunque quasi tutte hanno bisogno di un tempo molto lungo per riprendersi.

- Senti... spero che tu non ti offenda, ma... non correrai dei rischi inutili, vero?

Malgrado il suo lungo addestramento, Dominique non può fare a meno di ridere in modo udibile dall'esterno, per cui la vedova virtuale la guarda con stupore e severità.

- Hai paura che io mi faccia mangiare viva dal Tyrannosaurus Rex che troveremo sul satellite nero? Come esperienza di realtà virtuale, sarebbe davvero unica.

- Credo che un Tyrannosaurus sia un po' pesante come astronauta... no, non credo che ci sia questo rischio, ma magari altri.

- Il momento di pericolo maggiore è quello del lancio... i centoventi secondi che seguono l'accensione dei motori, secondo il manuale dell'astronauta. Perciò, se hai paura, puoi staccare per un paio di minuti ed il rischio di trovarti a fare l'esperienza di quella donna sarà passato.

Rifiuto, ma nella mia voce non c'è tutta quella sicurezza che mi piacerebbe dimostrare, forse per questo lei continua a stuzzicarmi, raccontandomi le storie standard di orrore spaziale; mi pare che sia andata indietro fino all'incidente del Challenger, nel descrivermi tutti i decolli più catastrofici della storia dell'astronautica. Invece il nostro decollo è semplicemente perfetto; per me, che percepisco le accelerazioni in modo attenuato, è soltanto piacevole. La nuvola di fuoco che sembra circondarci quando si accendono i motori principali, e che in realtà resta ben dietro di noi, è il più bel fuoco d'artificio del mondo. Sono ancora nello stato euforico dell'astronauta dopo il lancio quando mi congedo da Dominique, dandole appuntamento a domani mattina.

Quando in una dissolvenza incrociata mi ritrovai nel mio lettino nel laboratorio VR del secondo piano di San Cataldo, il mio corpo non mi sembrava più tanto familiare. E non mi sembrava più di essere la stessa persona: ora ero stato nello spazio. Veramente ero lo stesso ragazzo secchione, non proprio sportivo, e con tendenze sedentarie, ma ero stato lo stesso nello spazio, in un certo senso.

Andrea Milani 2011-10-11