Come spesso succede, sembra che i grandi progressi della ricerca accadano tutto ad un tratto; invece è il nostro cervello che accumula informazione, e poi ci avverte solo quando acquista un senso. Verso l'alba, dopo un'altra notte in bianco nel ciberspazio, qualcosa va a posto con facilità, come se non dovessi fare altro che porre la domanda giusta.
Davanti a me stanno due paesaggi dall'apparenza molto disordinata e colorata, una rappresentazione sintetica delle sequenze di DNA che sto confrontando. La metà destra del mio campo visivo è occupata da una sequenza di DNA trascritta dal CD fossile, la metà sinistra mostra un pezzo del DNA di un lemure, un mammifero primitivo ma ancora vivente. Ecco, ora coincidono quasi perfettamente, ho trovato il gene su cui stavano lavorando i dinosauri. Ora bisogna azionare il mouse virtuale, in pratica il mio dito indice, puntando sull'aiuto in linea; quando nel menù di aiuto scelgo la voce caratteristiche controllate dal gene appare una breve scritta:
150truemm Il carattere codificato da questo gene è la forma
ed il grado di sviluppo della corteccia cerebrale.
Alterazioni di questo gene hanno come effetto una
grave diminuzione dell'intelligenza dell'animale.
Una rivelazione fulminante. Tutto va a posto: l'esperimento del labirinto, la lunga manipolazione dei piccoli mammiferi, perfino certi grafici che ho notato sul CD e che possono indicare l'efficacia delle manipolazioni genetiche nell'accrescere l'intelligenza delle cavie. Devo andare a chiamare Laura, cioè dirlo alla Giusti.
Saltai giù dal lettino del laboratorio VR così in fretta che il medico di guardia dovette tenermi fermo per avere il tempo di staccarmi l'innesto. Corsi per il corridoio a perdifiato, ma poi dovetti aspettare mezz'ora prima di vedere arrivare la pur mattiniera Giusti.
- Professoressa... presto, venga a vedere. Ho capito cosa fanno i dinosauri del CD con i mammiferi.
- Calma, Nieri, calma. Sei trafelato, sembri uscito dal ciberspazio a piedi. Spiegami con calma.
- Non posso, è troppo complicato, e poi sono così stanco, sono stato nel ciberspazio tutta la notte. Vieni... venga a vedere. È chiaro, se lo si vede, ma bisogna andare simultaneamente al sito del progetto Genoma/Gaia e a quello del CD, ed usare un motore di ricerca che compara il DNA, e che ho trovato all'Università di Stanford; non posso farlo qui, non abbiamo abbastanza potenza di calcolo.
- Come sei diventato viziato, in poco tempo: non ti bastano più, le attrezzature di San Cataldo... va bene, vengo, ma tu precedimi al laboratorio di VR, anzi aspettami nel ciberspazio, preparando i collegamenti.
Conto lentamente: uno, due, tre, quattro, cinque. Quando la luce si riaccende riaccedo direttamente gli stessi siti a cui ero collegato prima, compreso Genoma/Gaia. Mi sembra un'eternità il tempo da cui sto aspettando Laura, mentre continuo a fissare la mia ultima scoperta; ma perché non è venuta con me? Finalmente lei è accanto a me, è ancora più carina del solito, questa volta ha i lunghi capelli sciolti.
- Allora, cosa volevi farmi vedere? - mi dice con un tono quasi tenero, ed io ne ho bisogno, sono molto stanco, ma l'eccitazione mi tiene sveglio.
- Questi due geni, di un lemure e di una delle cavie dei dinosauri, sono coincidenti al .
- Bene, questa è una scoperta utile, ma non una sorpresa: sappiamo che i mammiferi, su cui lavoravano i dinosauri, sono gli antenati di quasi tutti i mammiferi, compresi noi due.
L'idea che noi due siamo dei mammiferi in questo momento mi disturba, chissà perché, ma più mi disturba il fatto che Laura non capisca quale è il punto.
- Non capisci? Questo era uno dei geni su cui i dinosauri lavoravano di più. Di questo gene ce ne sono molte sequenze diverse sul CD, con piccole alterazioni. E questo gene...
Quasi mi manca la voce, il che è piuttosto strano nel ciberspazio dove non si usa affatto la gola per parlare. Perciò mi limito ad attivare l'aiuto in linea come ho fatto prima. Laura legge, in silenzio, e resta pensosa per qualche secondo. Poi reagisce come la Giusti dei momenti d'oro, cioè con un'altra domanda che bisogna porsi:
- Ma che cosa facevano i dinosauri, con questo gene? E perché l'aiuto in linea dice: le mutazioni di questo gene hanno come effetto... ``una grave diminuzione dell'intelligenza'', e non qualche volta una diminuzione, qualche volta un aumento? Se il gene controlla la dimensione, della corteccia cerebrale, dovrebbe sia aumentare che diminuire l'intelligenza - e poi, voltandosi a guardarmi con, finalmente, quel sorriso di approvazione che mi merito - Ma a questo penseremo poi. Per ora, abbiamo fatto un grande progresso, e tu Alberto, hai fatto un lavoro splendido ed enorme. Vedo che sei molto stanco. Vieni con me.
Mi prende per mano ed attiva un motore di ricerca di una meeting room libera. Io la seguo meccanicamente, le sequenze di DNA colorate scompaiono e siamo in un luogo in penombra, ma questa volta c'è un pavimento che dà una sensazione di morbido quando mi siedo. Lei si siede accanto a me, e mi regge la testa contro la sua spalla.
Mi vergogno a dirlo, ma mi sono addormentato in questa posizione. Mi sveglio con un soprassalto, vorrei scusarmi, ma lei mi chiude la bocca con un bacio. Poi si alza, e senza dire una parola indica in un modo strano le sue scarpe, che spariscono istantaneamente. Poi si tocca la giacca, che pure scompare. Delle macro ben preparate... io non ho niente di simile, perciò sono al massimo della confusione. Non sapendo come fare, attivo la tastiera virtuale e digito nudo. Il mio agente di controllo della persona capisce benissimo quello che voglio dire, anche se io non ho mai fatto una cosa simile, forse questo comando non è poi così eccezionale, e di colpo sono nudo, cioè è nuda la mia persona, la mia immagine virtuale.
- Sciocco, non si fa così! Guarda me.
Ora fa un gesto più complicato con la mano sinistra, indicando la sua camicetta. Il tessuto della camicia, o meglio il colore che la rappresenta, comincia a sparire a poco a poco, dal basso in alto, prima scopre una sottile fetta di ventre, poi l'ombelico, poi la nudità sale sul busto, comincia a mettere in mostra il seno. Quando si scoprono i capezzoli ho la sensazione che sta per venirmi un colpo, poi mi accorgo che ho semplicemente dimenticato di respirare, diciamo dall'ombelico ai capezzoli. Faccio per avvicinarmi a lei con le mani tese verso il suo corpo, ma lei mi tiene lontano ridendo, e ripete l'operazione con i suoi pantaloni. Quando il nudo arriva all'inguine mi rendo conto che nel ciberspazio non si porta la biancheria intima, in fondo a che servirebbe? Ora lei si lascia avvicinare, e la sensazione del contatto è ancora più sconvolgente di come me la sarei aspettata. Con la connessione neuronale diretta non si ha sensibilità soltanto alle mani o alle dita, come con i guanti sensibili, ma anche... no, questi dettagli non voglio raccontarli, ora.
Anche se dovrebbe essere uno dei più bei ricordi della mia vita (non si dice così?), non mi pare di ricordare che cosa ho fatto, che cosa ha fatto lei, in tutti i dettagli. Dopo sono ancora sdraiato, lei mi regge la testa in grembo, teneramente. Io cerco di dire qualche frase che non serve a niente. Lei a un certo punto si alza, si riveste con un solo gesto, mi dice che deve andare.
- Aspettami, vengo con te, voglio uscire dal ciberspazio assieme.
- Che dici, non crederai mica, che io stia nel lettino accanto al tuo?
- Ma come, dove sei?
Lei ride, e mi spiega:
- Se fossi sul lettino accanto al tuo, anche il più ingenuo dei medici di guardia... avrebbe notato la perfetta sincronizzazione di certi movimenti; invece, se nella stanza si è soli, o con qualcuno che non c'entra, i gesti fatti dal soma sono difficili da capire... per fortuna. Perciò sono andata al laboratorio VR dell'Istituto di Planetologia, al piano di sopra.
- Una visita a Venere, suppongo - non è una gran bella battuta, la sua riservatezza mi ferisce, anche se ovviamente ha ragione. E poi c'è una domanda che mi sta sulla punta della lingua, bisogna che la faccia, anche se farei meglio a stare zitto - ma allora sapevi quello che avresti fatto, quando sei venuta?
- Sciocco, non sapevo, ma non volevo togliermi la possibilità, di fare quello che mi piace. E poi, cosa avrei fatto, secondo te? Ricordati che qui non si fa nulla, al massimo si simula - e con questo mi lascia, neppure un cenno di saluto.
Appena sceso dal lettino del laboratorio VR, con le gambe che ancora tremavano, andai al suo studio alla svelta; lei mi trovò che la aspettavo davanti alla sua porta.
- Vuoi ancora discutere, dell'ingegneria genetica dei dinosauri? - mi chiese.
- Certo... ci sono diverse cose da discutere - risposi, e lei mi guardò subito male.
- Allora, dimmi - fece lei appena entrati nel suo studio, chiudendo la porta - che cosa ti preoccupa? Mi sembra che aver capito, quale gene volevano manipolare, sia un passo avanti non da poco.
- Sì, sui dinosauri faccio molti progressi, ci sono altre creature che non capisco affatto.
- Bisogna guardare le cose con un po' di oggettività, di distacco.
- Ma quale distacco! - e feci per prenderle la mano - io non sono affatto capace di essere oggettivo, per me tu...
Lei reagì al mio tentativo di prenderle la mano come una maestra severa con un monello poco rispettoso.
- Non è assolutamente il caso, che tu ti prenda certe confidenze.
- Ma perché no? Perché non posso vivere la mia vita come nella realtà virtuale, se di questa mia vita fai parte anche tu?
- Ma non ti rendi conto delle conseguenze? Cosa ne sarebbe di noi, cosa direbbero gli altri dell'Istituto, della vecchia professoressa che se la fa con un giovincello?
- Ma cosa ti importa? A me non sembri vecchia.
- Tu non mi hai visto quando sono vecchia, voglio dire, nella realtà, tanto bene quanto... mi hai visto nella versione virtuale.
- Sono sicuro che mi piaceresti...
- Non dire sciocchezze. È solo nel ciberspazio, che posso essere sempre giovane.
- Lascia giudicare a me cosa mi piace. Io voglio stare con te, nella vita reale.
- Ti prego, non sciupare tutto.
- Ma cosa vuoi sciupare? Nella vita reale i nostri rapporti sono così formali.
- Io voglio continuare a lavorare con te: abbiamo ottenuto insieme dei risultati di grande prestigio. Se facessimo delle sciocchezze, non potremmo continuare...
Per fortuna fummo interrotti dal campanello che avvertiva di una comunicazione urgente sul terminale principale del suo studio.
- Vediamo che succede di tanto urgente... Comando della Difesa Spaziale Americana?
- Che c'entra?
- Il messaggio viene da lì. Vediamo un po'... Richiesta di consulenza scientifica... Satellite sconosciuto, non corrisponde ad alcuno lanciato sin dall'inizio dell'era spaziale... Tecnologia aliena... Età indefinita, ma deve essere rimasto in orbita... per un tempo incredibilmente lungo...
- È in un'orbita vicina a quella geosincrona, ma non più stazionaria, cioè non resta più fermo sopra lo stesso punto sulla Terra, non è vero?
- Ma tu come fai a sapere queste cose... sì, ora mi ricordo, le abbiamo imparate da Fabrizio: dice proprio così: ``orbita quasi geosincrona, ma non geostazionaria''.
Se fossimo stati nel ciberspazio, Laura mi avrebbe baciato, perché avevo imparato così alla svelta una cosa nuova; ma nella realtà non c'era nessuna speranza. Però per un attimo vidi negli occhi della Giusti uno di quegli sguardi di Laura quando è orgogliosa di me.
- Bene, molto bene... qui dicono che vogliono la nostra consulenza, per l'esplorazione del satellite misterioso. Risponderò che ci andrai tu.
- Come, nello spazio? Non sono mica un astronauta...
- Che dici, Nieri, tu seguirai l'astronauta attraverso il ciberspazio. L'astronauta, che sarà lanciato tra poco verso il satellite misterioso, ha un innesto neuronale diretto, e tu potrai ricevere tutte le sue sensazioni, attraverso il collegamento dedicato del Comando Spaziale.
- Perché non vieni anche tu? Se veramente risale al tempo dei dinosauri, sarà veramente eccitante.
- Io penso che sia meglio... che per un po' non venga nel ciberspazio con te, specialmente non in un posto eccitante - la sentenza della Giusti era dura, come lei era sempre dura con me, ma non si poteva discutere. Vado da solo; un attimo di buio...
Andrea Milani 2011-10-11