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Moldavia, 20 luglio

Al tramonto ci fermiamo in riva al Dnestr, prima di attraversare il ponte. Due ore di fermata per cenare. Accendiamo qualche fuoco per arrostire le salsicce comprate a Budapest. Nemi mangia con appetito.

-Questo viaggio sembra una vacanza - dice.

-Io non credo che sarà sempre così facile; altrimenti Tungushka colla sua reputazione di terra promessa sarebbe più affollata di Berlino...

Non mi aspettavo che i fatti mi dessero ragione così presto. Due fari compaiono in lontananza, e una jeep ci piomba addosso a grande velocità. Prima che abbiamo il tempo di salire sul pullman a prendere le armi di dotazione si fermano accanto a noi e ci puntano una mitragliatrice pesante. Sono in quattro, con la testa rasata salvo una cresta dipinta di colori sgargianti, i giubbotti di plastica con ologrammi di uccelli rapaci; uno resta alla mitragliatrice da 12,7 mm, gli altri tre hanno dei mitra Uzi di modello non troppo obsoleto.

Uno dei tre resta indietro col mitra spianato, e gli altri due si avvicinano ai passeggeri e cominciano a ripulirli dei loro averi, senza dire una parola. Accanto a me Nemi comincia a tremare, e mi prende la mano. Io la carezzo appena, e poi la spingo lontano da me; devo avere le mani libere.

Mi guardo intorno in cerca di alleati: i passeggeri del pulmann sono quasi tutti padri di famiglia, donne e bambini; solo uno ha l'aria di guardarsi in giro come me. Gli faccio un cenno col capo, e lui annuisce e si mette più vicino possibile a quello col mitra spianato.

Uno dei pirati si avvicina a me, e comincia a perquisirmi. Lo abbatto con un colpo al plesso solare, e mentre cade gli strappo il mitra di mano. Nel frattempo il mio amico ha tirato una manciata di sabbia negli occhi al terzo uomo, e corre verso di lui tenendosi in modo che l'uomo alla mitragliatrice pesante non possa sparargli senza colpire il suo amico. Il secondo pirata non fa in tempo a spararmi che lo crivello di colpi. Un buon mitra, l'Uzi. A questo punto il mio amico ha già sistemato il terzo ed è armato, ed il nostro fuoco incrociato elimina rapidamente l'ultimo dei pirati prima che abbia il tempo di sparare un solo colpo. Durata dello scontro: sette secondi. Sono ancora abbastanza in forma. Quanto al mio amico, è un professionista anche lui.

Mentre noi due raccogliamo le armi, compresa la mitragliatrice pesante, e diamo fuoco alla jeep, i passeggeri raccolgono le loro cose e risalgono sull'autobus: tutti sanno che non è il caso di restare sul posto.

-Vedo che hai pratica -dico al mio compagno di lotta -dove eri?

-Truppe corazzate... e tu eri di un corpo speciale?

-No, ero pilota di elicottero.

-E ti sei stufato di pattugliare la cortina d'oro?

-Stufato è la parola giusta. E tu perchè te ne vai?

-Diciamo che ho delle buone ragioni per uscire dalla portata della polizia militare.

Nel frattempo siamo ritornati al pulmann, e risaliamo per ultimi. I passeggeri ci ignorano, come se fossimo tornati da una passeggiata. Io mi siedo al mio posto accanto a Nemi.

-Potevano mostrare un po' di gratitudine per quello che abbiamo fatto -le dico.

-Qui stiamo tutti fuggendo dall'Europa. Molti erano clandestini, molti profughi di guerre a cui l'esercito europeo aveva preso parte, altri scappano dai regimi autoritari degli stati satellite, che restano in piedi solo per il sostegno delle armate europee. Ti aspetti che ringrazino due soldati europei?

Fingo di mettermi a dormire. L'autobus prende il ponte sul Dnestr, ma fuori dal cerchio illuminato dai fari si vede solo la chiazza scura del grande fiume e le sagome indistinte delle rive. Quando arriviamo sulla riva est, Nemi mi chiama:

-Senti...

-Sì?

Allora accosta le labbra al mio orecchio, e sussurra:

-Grazie.


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Andrea MILANI
Sat Aug 17 15:26:08 MET_DST 1996