7.1 Spaceguard

La villa di Carletti era a picco sulla scogliera, non so se fosse stata costruita così o se fosse una villa sulla collina che si era ritrovata sul mare; comunque allora vi si accedeva solo da un imbarcadero privato. Il vecchio ci attendeva sulla terrazza, seduto sulla sua sedia a rotelle. Fatte le presentazioni, ci chiese se volevamo restare sul terrazzo, da cui si godeva una vista splendida, e la Giusti accettò. Io ero un po' intimidito: è vero che ormai ero famoso in tutto il mondo per il mio lavoro di traduttore dei dinosauri, ma non ero poi tanto abituato a trattare da pari a pari una persona dall'aria tanto autorevole, e che avrebbe potuto essere mio nonno.

- In che cosa potrà mai aiutarvi un vecchio come me?

- Tu sei vecchio, ma appunto per questo conservi delle idee e conoscenze di cui si è quasi perduta memoria - la Giusti come al solito non faceva complimenti, ma andava diritta al sodo - Quello di cui vorremmo che tu ci parlassi sono alcune delle discussioni che furono alla base dello Spaceguard Survey.

- Ma voi non vi occupate di dinosauri?

- Appunto - fece la prof - Alberto, fagli vedere il video dell'asteroide.

Io misi in funzione il mio portatile e gli feci vedere l'astronave dei dinosauri che appariva da dietro l'asteroide.

- Ci sono ragioni di pensare che questo asteroide abbia qualcosa a che fare con quello che ha scavato il cratere di Chicxulub?

- È possibile, ma è proprio questo che non capiamo - la Giusti pose il problema principale con la sua solita chiarezza - se i dinosauri erano capaci di raggiungere un asteroide con un'astronave, e addirittura avevano delle stazioni spaziali che indicano una tecnologia superiore alla nostra, come mai non hanno potuto deflettere l'asteroide di Chicxulub dalla sua traiettoria mortale?

Il vecchio ci pensò su un po', prima di rispondere, e la prese alla larga.

- In effetti, la teoria della deflessione di asteroidi fu uno dei primi argomenti di discussione all'inizio dello Spaceguard Survey. Se si scruta il cielo con i telescopi, per scoprire gli oggetti in rotta di collisione con la Terra, e poi non si sa che cosa fare nel caso se ne trovi uno, a che serve? Per sapere di essere condannati?

La Giusti annuì, ma invitò il vecchio a spiegare bene a me la questione, perché io ero troppo giovane per averne sentito parlare.

- Vede, dottor Nieri - spiegò il vecchio - dal punto di vista della sua generazione, lo Spaceguard Survey è un progetto di ricerca che è stato completato quando voi eravate ancora bambini. Perciò per voi è un fatto scontato che non ci sia alcun asteroide, o cometa a corto periodo, che possa colpire la Terra nei prossimi duecento anni, ad eccezione di oggetti di diametro inferiore a duecento metri, che quindi possono provocare soltanto un danno locale.

Il vecchio guardò verso il mare, come se il paesaggio aperto lo aiutasse a ricordare i modi di pensare dei tempi andati, e continuò:

- Quando iniziammo a mettere in piedi la rete di telescopi e di calcolatori che doveva appunto ottenere questo risultato, noi dovevamo convincere chi ci finanziava che ne valeva la pena. Per questo non bastava presentare la minaccia di una catastrofe globale stile Chicxulub: non serviva a nulla fare i profeti di sventura, se contro questa sventura non era possibile alcuna difesa. Occorreva convincere che la nostra ricerca consentiva di diminuire il rischio per il nostro pianeta. Perciò dovevamo presentare almeno un'ipotesi su come deflettere un eventuale asteroide diretto contro di noi, che il nostro Survey poteva scoprire.

- Ma allora che cosa era precisamente lo Spaceguard Survey?

- Era appunto un progetto di ricerca di tutti gli oggetti potenzialmente pericolosi, con lo scopo di scoprirli con grande anticipo, decenni prima che potessero colpirci, in tempo per poterlo deflettere. Il tempo di preavviso è il fattore principale: il cambiamento di velocità da impartire all'asteroide per evitare l'impatto è tanto più piccolo quanto più lontana nel tempo è la collisione; e poi ci sarebbe addirittura stato il tempo di sviluppare la tecnologia necessaria.

- Tutto questo è molto interessante, ma che c'entra con i dinosauri? Se avessero fatto la loro versione dello Spaceguard Survey, per cui avevano la tecnologia, avrebbero potuto fare la stessa cosa che voi progettavate per l'umanità. - forse la mia interruzione denotava poca pazienza e rispetto per l'anzianità del mio interlocutore, dovevo essere più cortese.

- È un fatto che non lo fecero, altrimenti noi saremmo ancora dei topolini - fece notare la Giusti.

- Già... non lo fecero - continuò il vecchio professore, poco impressionato dalle nostre obiezioni - Potrebbero essere stati sfortunati, aver iniziato a sorvegliare il cielo troppo tardi, magari aver scoperto l'asteroide di Chicxulub solo pochi mesi prima dell'impatto, quando era troppo tardi per defletterlo. E questo rischio era precisamente l'argomento usato dai sostenitori di una tesi opposta alla nostra: anche mentre si procedeva alla ricerca degli asteroidi la cui orbita incrocia quella della terra, bisognava contemporaneamente sviluppare i sistemi di difesa. La tecnologia necessaria per deviare un asteroide, avendo qualche anno di preavviso, avrebbe potuto basarsi su bombe termonucleari di grande potenza da far esplodere accanto all'asteroide.

- Per farlo saltare in mille pezzi, come nei film di fantascienza di serie B?

- Assolutamente no! Se un asteroide in rotta di collisione contro la Terra viene fatto in mille pezzi, quanti di questi pezzi finiscono col colpire il nostro pianeta? Bisogna lasciare l'asteroide intatto, ma spingerlo da una parte; questo si ottiene con un'esplosione che non è sull'asteroide, ma al di sopra della superficie, in modo che uno strato vaporizzi, creando una specie di effetto a razzo.

- E l'umanità ha sviluppato questa tecnologia?

- No, perché non ce ne è stato bisogno, e per fortuna siamo riusciti a convincere le autorità politiche che non era il caso di sviluppare questa tecnologia a titolo preventivo. Bisogna ricordare che, proprio negli anni in cui noi proponemmo lo Spaceguard Survey, era in corso una tappa molto importante del processo di disarmo nucleare, che come sapete bene è andato poi avanti con molte difficoltà e anche dei passi indietro. Noi non volevamo che questa minaccia degli asteroidi fosse utilizzata come scusa per rallentare il processo di disarmo atomico: in effetti alcune grandi potenze utilizzarono la difesa anti-asteroide come scusa per rifiutare alcune clausole decisive dei trattati di disarmo; ma questo potete leggerlo nei libri di storia, ormai.

- Rifiutarono di smantellare armi nucleari per averne alcune pronte ad essere usate contro un asteroide? - io questa storia non me la ricordavo; d'altro canto i miei studi scolastici di storia contemporanea erano stati decisamente imperfetti.

- Oppure pretesero di continuare con i test di nuove armi, con questa scusa; che era una scusa si vedeva benissimo dal fatto che le stesse potenze non sostenevano affatto lo Spaceguard Survey, cioè non si preoccupavano affatto di sapere se la minaccia asteroidale era reale. Per questo noi sostenemmo la ricerca di asteroidi e comete che incrociano l'orbita della Terra, mentre i mezzi di deflessione dovevano essere sviluppati solo se noi avessimo scoperto qualcosa di veramente pericoloso. Uno degli argomenti che furono usati in questa discussione potrebbe essere proprio quello che siete venuti a cercare.

A questo punto ero veramente confuso; non capivo come tutta questa discussione di politica scientifica e degli armamenti ci potesse aiutare a risolvere i problemi relativi ai dinosauri. Il vecchio capì la mia perplessità, mi sorrise, e mi fece cenno di aiutarlo spingendo la carrozzina.

- Vieni con me, giovane Nieri. Io ho un libro che forse spiega proprio quello che ti serve. Tu non sei più abituato ad usare i libri stampati su carta, non è vero?

- Lei sa bene che l'Università di Pisa/Calci non ha più una biblioteca. I libri, voglio dire le copie su carta, furono abbandonati a Pisa quando la diga cedette.

- Non esattamente. L'Università abbandonò i libri, ma fu permesso ad ognuno dei docenti dell'Università di portarsi via tutti i libri che voleva, con le proprie mani. E allora le mie mani erano robuste... ecco, spingimi in quella stanza.

Andrea Milani 2011-10-11