4.2 Facendo progressi

Una sera, qualche giorno dopo, stavo seduto al mio terminale, cercando di andare avanti con il lavoro, ma mi annoiavo. Da ore ed ore non vedevo altro che dinosauri che aggeggiavano in un laboratorio, ed io non ero abbastanza competente in biologia per capire quello che stavano facendo. La loro passione sembrava essere quella di tormentare delle specie di topolini, cioè dei mammiferi dell'epoca. Forse l'unica cosa che riconoscevo era un esperimento così basilare che neppure i dinosauri avevano trovato un modo diverso di farlo: il labirinto. Mettevano il mammifero nel labirinto, e vedevano con che velocità riusciva a raggiungere il formaggio... non so se fosse formaggio, ma era qualcosa che piaceva, perché lo mangiavano subito appena ci arrivavano. Uno dei topolini sembrava fare dei progressi, e imparava alla svelta: il tempo dal via al formaggio diventava sempre più corto. Quello lo avevo battezzato Algernon.

Basta, ero stufo, meglio rilassarsi e pensare ad altro per un po'. O forse era meglio di no, perché mi veniva da pensare solo a Laura, cioè alla Giusti, anzi al suo odore, quello che sentivo tenendola per mano. Quell'odore caldo catturava la mia memoria come una trappola, non riuscivo a staccarmene, finché mi rassegnai a pensare soltanto a lei.

Visto che da questa parte, voglio dire nella realtà, non potevo parlarle, o meglio le parlavo quasi tutti i giorni ma non potevo dirle quello che avrei voluto, era meglio scriverle. Oltre tutto, la lettera andava a Laura, visto che passava dal ciberspazio... o quando leggeva la posta era la Giusti? Ecco, bastava cliccare sull'icona con una cassetta di forma strana... si chiamava cassetta della posta, ma nella realtà non ne avevo mai viste di cassette della posta, a che potrebbero servire? Comunque l'icona era fatta così, per tradizione. Composi l'indirizzo laura.giusti@sancataldo.cnr.it; in un certo senso, l'indirizzo di posta elettronica era a comune tra le due donne, quella che mi amava e quella che mi teneva a distanza, e io volevo parlare a tutte e due. Stavo veramente diventando pazzo per pensare così, anche solo per un attimo. Ecco che scrivevo:

To: laura.giusti@sancataldo.cnr.it

From: alberto.nieri@sancataldo.cnr.it

Subject: privato

Cara Laura,

ti scrivo perché mi sono messo a pensare a te, e sono turbato. Vedi, un'esperienza erotica, come quella che ho avuto tenendoti soltanto per mano, non si riesce sempre ad averla andando a letto con una donna. In quei momenti ho capito dal tuo profumo che anche tu hai provato piacere. Per questo non riesco a smettere di domandarmi che succederebbe se avessimo un vero contatto fisico. Io so che tu non vuoi che ti metta in imbarazzo, e per questo è solo per iscritto che ho il coraggio di farti certi discorsi. Ma in un modo o nell'altro devo dirti quello che provo per te.

A presto, tuo Alberto

Fatto questo strappo alla mia abituale riservatezza, forse possibile solo perché anche esso virtuale, tramite calcolatore, mi rimisi al lavoro. Ma non feci molti progressi. D'accordo, i dinosauri sapiens studiavano biologia, in particolare proprio i mammiferi. Ripetevano ossessivamente i test come quello del labirinto, e si poteva capire che avevano ottenuto dei progressi nelle abilità dei loro topolini da laboratorio, non si sa se come risultato dell'apprendimento o per effetto delle loro manipolazioni biochimiche, forse anche genetiche, viste le molte figure che illustravano segmenti di DNA.

I dinosauri studiavano l'intelligenza dei mammiferi! Possibile che non avessero di meglio da fare, come per esempio trovare il modo di non estinguersi? Era sempre quello il problema, a cui continuavamo a girare intorno, io e la Giusti: perché non potevano difendersi?

Questo problema mi ossessionava, e stavo ancora pensandoci quando arrivai a San Cataldo la mattina dopo. Ma appena feci logon alla mia stazione di lavoro trovai che mi aspettava un messaggio dalla Giusti.

To: alberto.nieri@sancataldo.cnr.it

From: laura.giusti@sancataldo.cnr.it

Subject: privato

Caro Alberto,

quando mi scrivi messaggi non di lavoro, ma personali, non comporli sulla tastiera. Mi pare di capirti meglio se vedo la tua scrittura. Per piacere, componili sul writepad.

A presto, tua

Laura

Era una risposta al mio audace messaggio della sera prima, in un certo senso. Sapevo che i messaggi di posta ordinaria, in un ambiente scientifico, non erano per niente protetti, e quindi erano soggetti ai motori di ricerca degli hackers, mentre i messaggi scritti a mano, essendo inviati e conservati come immagini, erano più difficili da captare. O forse aveva veramente piacere di ricevere messaggi scritti a mano, che potevano rivelarle qualcosa della mia personalità che andava al di là delle parole, un vezzo romantico che non mi sarei mai aspettato da lei. Da allora in poi, le scrissi sempre con un writepad.

Andrea Milani 2011-10-11