Quando entro nella mia stanza non accendo la luce. Dalla finestra arriva abbastanza luce da vedere la tastiera, perciò accendo subito e quando il computer è pronto batto sulla tastiera
C:> occhi di ben
Il computer mi risponde
Eyesof, vers. 2.2 Copyright Microsoft 1996, 2001.
Copy released to, and customized for, BEN
ed esegue la sequenza di inizializzazione, quindi mi appare il libretto degli indirizzi. Io lo sfoglio con il mouse, in realtà io non ho poi così tanti indirizzi di amici... Alla fine scelgo Gudrun, l'islandese, che mi è molto simpatica. Ma prima di iniziare il collegamento vado a tirare bene le tende perchè non passi la luce del tramonto. Poi clicco due volte sul nome di Gudrun; lo schermo sembra spengersi, diventa tutto nero, mentre io mi allaccio la cintura di sicurezza. Questo è il momento che mi piace di meno, con Occhi di Ben. Il manuale la chiama privazione sensoriale, dice che è indispensabile per garantire l'integrità della coscienza di sè... Che balle, io odio quando lo schermo è quasi tutto nero e c'è solo scritto
Establishing connection.........
con i puntini che crescono... mi rende nervoso. E poi qualche volta non funziona, ed il collegamento non viene stabilito.
Invece stavolta funziona benissimo. Il nero si strappa, e sullo schermo appare un paesaggio di un bianco accecante. Gudrun è all'aperto, nel cortile della sua scuola, e la neve è alta. Già, dimenticavo che oggi è venerdì e che Gudrun andrà a casa, dopo aver passato la settimana nella scuola. Tutti gli scolari sono all'aperto, e non gli importa niente del freddo, perchè ognuno aspetta la motoslitta dei suoi genitori che vengono a riprenderlo per passare la settimana prossima a casa. Un sistema scolastico un po' strano, ma loro sono abituati così. Gudrun è così eccitata dall'attesa che quasi non si accorge della mia connessione, e comunque non ha voglia di darmi retta. Ma a me va bene così, mi piace restare a guardare la scena, perciò clicco su
over the shoulder mode
e resto a guardare senza parlare. Dopo poco arriva il papà di Gudrun, con una motoslitta nuova fiammante e una gran pelliccia. Avvolge Gudrun in un'altra pelliccia, e la fa salire dietro a sè; quando la motoslitta è partita, anche se Gudrun non parla sento benissimo la sua eccitazione ed il suo entusiasmo per la corsa veloce sulla neve.
Dopo un po' che seguo il viaggio di Gudrun, comincio ad avere freddo. Non so se è lì, voglio dire qui, nella mia stanza, che fa freddo, o è la vista di tutta quella neve. Però sto tremando, non posso resistere. Allora saluto in fretta Gudrun e clicco su
exit
La pista nella neve vista dalla motoslitta scompare lentamente, fa quasi l'effetto di allontanarsi gradualmente, poi perde di luminosità, e alla fine lo schermo è di nuovo nero. Quando ricompare il libretto degli indirizzi mi scuoto, mi slaccio la cintura, mi alzo, faccio qualche esercizio di ginnastica per scaldarmi. Il fatto è che fa veramente freddo, in questa stanza. Vado a chiedere ai miei che succede.
-Come mai fa così freddo?
-La stufa è spenta, perchè tuo padre non ha voluto uscire a prendere della legna - risponde mia madre, acida.
-Ma non c'è più legna qui vicino, bisogna attraversare il viale... - mio padre non continua la frase, ma abbiamo capito benissimo.
-Ma se fossi andato dopo il tramonto...
Mio padre si stringe nelle spalle. Mi fa male vederlo così, perciò faccio per ritornare nella mia stanza.
-Torni subito dal tuo computer? Ma quando la smetti?
Io non rispondo neanche a mia madre. Tanto la risposta la conosce: e cosa dovrei fare? Andare a prendere la legna dove mio padre non ha avuto il coraggio di andare? Per fortuna noi bambini siamo più maturi degli adulti, sappiamo che è inutile usare delle parole che fanno del male per il gusto di una risposta. Comunque resto un po' a fare compagnia ai miei, in pratica gioco con mia sorella.