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A nord est di Novosibirsk, 23 agosto

All'alba una carovana di sei pullman lascia Novosibirsk diretta a nord-est. La strada è larga ma sterrata e gli autobus sollevano grandi nuvole di polvere. Il cielo è bianco di nuvole: l'estate siberiana sta finendo.

Per tutto il giorno avanziamo quasi dritti nella sconfinata prateria. Il nostro autobus viaggia in testa, e il capo carovana è salito con noi. Non è certo giovane, ma ha l'aria asciutta e determinata. Verso sera mi accorgo di una nuvoletta di polvere sulla strada davanti a noi, quasi all'orizzonte. Vado a chiedere all'autista:

-C'è qualcuno davanti a noi; un'altra carovana?

L'autista scuote la testa, e il capo carovana:

-L'ho visto solo un ora fa, ma credo che sia stato davanti a noi da un pezzo. Penso che ci fermeremo prima che faccia buio.

Nella posizione difensiva ci sono un autobus davanti ed uno dietro messi di traverso a bloccare la strada, e gli altri quattro dai due lati, in modo da proteggere un rettangolo di strada in cui i passeggeri hanno acceso i fuochi per cenare. Ci sono sentinelle sui tetti degli autobus, e le mitragliatrici pesanti sono piazzate. Sappiamo bene da che parte arriveranno, perciò io vado avanti a piedi lungo la strada finchè sono abbastanza lontano dal brusio delle voci, e posso ascoltare il silenzio immenso della steppa. Poi il silenzio è rotto: motori.

Ritorno agli autobus di corsa; appena mi vede, il capo carovana da' ordine di spegnere i fuochi, e manda ciascuno alla sua postazione; io e Nemi siamo sul tetto dell'autobus davanti, alla mitragliatrice pesante.

Arrivano davanti a noi e si fermano a mezzo chilometro, con i motori che rombano. Li guardo con il canocchiale: hanno delle grosse moto, vecchi modelli americani o tedeschi, giubbotti di pelle nera con scritte sul tipo ``Hell's angels" oppure ``Easy rider". Partono tutti assieme, e si aprono a ventaglio intorno a noi: alla fine dell'estate la steppa è abbastanza asciutta per una moto. Attaccano direttamente, ma appena apriamo il fuoco con le mitragliatrici si mettono a girare in cerchio attorno a noi ad una distanza a cui è difficile colpirli. Soltanto il capo carovana con un fucile a lunga gittata riesce ad abbatterne qualcuno. Ma il buio sta calando, e i motociclisti stringono un poco il loro cerchio, fino ad una distanza da cui possono colpire gli autobus con i mitra. Io ne abbatto diversi, ma ci si vede sempre meno, e non ho l'intensificatore di luce.

E adesso comincia a nevicare. Prima nevischio, poi una neve a grandi fiocchi, sempre più fitta. Ora vedo solo delle sagome indistinte; ma loro riescono ancora a colpire gli autobus. Da uno degli autobus cominciano a uscire fiamme: il serbatoio di benzina. Sento del calore, puzzo di bruciato: anche il nostro autobus brucia. Prendo per mano Nemi e ci gettiamo a terra; non c'è tempo di portar via la mitragliatrice. Ora sono molto vicini, e noi siamo illuminati dalle fiamme.

I motociclisti cominciano ad entrare nel recinto degli autobus, sparando all'impazzata. La battaglia è persa. Tirandomi dietro Nemi esco dalla zona illuminata, mi fermo e aspetto.

-Che facciamo? -sussurra Nemi. Le faccio cenno di tacere.

Sento un motore che si avvicina, e preparo la pistola. Quando la moto passa vicino a noi, abbatto il guidatore con un colpo solo. Rialzo la moto e riaccendo il motore.

-Sali -le dico -presto. Qui ormai è finita.

Mentre ci allontaniamo verso nord est, la neve soffoca il rumore della battaglia, finchè resta solo il rombo del nostro motore.


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Andrea MILANI
Sat Aug 17 15:26:08 MET_DST 1996